Cultura Imola

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copertina di Un vizio di famiglia
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Un vizio di famiglia

In una lussuosa villa in riva al mare, una giovane donna modesta si ritrova in una famiglia ultraricca con un padre sconosciuto...

regia: Sébastien Marnier
durata: 125'
Francia, 2022

Stéphane si ritrova inaspettatamente catapultata nella vita degli ultraricchi quando si ricongiunge con il padre miliardario. Ma qualcuno in quella famiglia mente. Tra colpi di scena e bugie, il mistero cresce e il sospetto si diffonde.
Stéphane lavora svogliata in una fabbrica di conserve alimentari. Ogni sera rincasa in una camera subaffittata e nel tempo libero fa visita alla sua compagna in prigione. La vita non le ha fatto sconti ma è sempre disposta a sfidarla. Una sera decide di contattare il padre che non ha mai conosciuto. Dall'altra parte del filo, l'uomo accetta di incontrarla. Serge è un ricco imprenditore della Costa Azzurra e Stéphane vuole la sua parte, con buona pace della figlia legittima e dell'eccentrica consorte. Ma quel padre carismatico e generoso tradisce presto un lato oscuro. Stéphane non è da meno e forse non è nemmeno chi dice di essere.

Dopo ''Irréprochable'', thriller provinciale su una cattiva ragazza, e ''L'ultima ora'', thriller 'scolare' su un professore destabilizzato dai suoi studenti, Sébastien Marnier resta fedele al genere, senza rinchiudersi nelle sue forme, e firma un thriller familiare sulla fine del patriarcato. Sullo schermo convoca Claude Chabrol e Billy Wilder, quello di ''Viale del tramonto''. E in quella atmosfera mortifera di argenti e decadenza, un gineceo degenerato avanza nel suo piano criminale: uccidere il maschio alfa. A colpi di usurpazione e scambi di identità, 'L'origine del male' costruisce il suo racconto sulla figura del 'parassita perturbatore'. Un corpo estraneo che insinua l'opera di Marnier e un ambiente chiuso dal di dentro. Se ieri era un supplente chiamato a rimpiazzare un collega in una classe di allievi insostenibili, oggi è una mistificatrice della classe operaia a infiltrare la borghesia imprenditoriale e a fare saltare i suoi equilibri. Perché 'L'origine del male' tesse una riflessione più insinuante, e più solidamente incarnata, sulla società e sul prezzo delle ingiustizie istituite. Il furto di identità è il grande 'affaire' del film, un film 'à suspense' che soffre di una certa ridondanza ma che può contare su un gruppo di attori saldi e formidabilmente opachi. Come la Costance di Marina Foïs (''Irréprochable''), la protagonista di Laure Calamy regredisce avanzando fino a farsi immobile nel finale che la inchioda alle sue bugie. La radiosa attrice di ''Chiami il mio agente!'' mette in sordina il capitale simpatia ma mantiene la sua dimensione comica in questa performance tragica. Assunta la sua ordinaria energia come una seconda pelle, il risultato è un personaggio scaltro e sempre in agguato negli angoli, dove attende con (im)pazienza di balzare sulla preda. Per la sua eroina, che inventa un'altra vita per impressionare il mondo, Marnier trasloca ancora una volta lontano dal centro (abitato). Il racconto approda su una 'riviera azzurra' dove tutto si tinge di 'noir', dove Stéphane si sistema, mente, fugge, ritorna e si incrina rivelando il mostro, un mostro di imperturbabilità malata e senza limiti. Col suo bel titolo, 'L'origine del male' avrebbe potuto aspirare a una dimensione metafisica, purtroppo elusa da uno script prevedibile che si limita a orchestrare il gioco al massacro dei suoi personaggi. Da Suzanne Clément a Jacques Weber, passando per Dominique Blanc e Doria Tillier, gli attori fanno quello che possono incorniciati da uno split screen la cui sola funzione sembra quella di voler evitare il controcampo, figura di alternanza che avrebbe detto bene il 'punto di vista opposto' della protagonista. Il controcampo del suo sogno, quello di essere altro e di appartenere finalmente a qualcuno e a qualcosa, diventa per lei l'impossibilità di poterne uscire una volta accettato di goderne e di approfittarne. Si spiega così il suo gesto disperato, il gesto insanabile che trasforma la dichiarazione sociale in thriller venefico. Sébastien Marnier, scrittore prima e poi regista, ha uno sguardo esigente sul mondo ma questa volta fatica a dosarlo, precipitando gli eventi in un finale rocambolesco che gioca (letteralmente) col fuoco ma non osa mai avventurarsi nel 'buio della mente' che evoca.

Prezzi: biglietto intero € 6,00 - biglietto ridotto € 5,00